OpenAI vuole prendere il controllo dei nostri computer?

Un progetto della compagnia prevede di rivoluzionare il concetto stesso di sistema operativo ma a costo della privacy degli utenti.
OpenAI vuole prendere il controllo dei nostri computer?

Stando a quanto riportato dal sito di The Information, OpenAI sta sviluppando un nuovo ed inquietante software per prendere il controllo del PC e svolgere attività complesse in modo autonomo, senza l’intervento manuale dell’utente.

A quanto pare, il programma automatizzato andrebbe ad interagire con le app installate, eseguendo clic e muovendo il cursore, con impostazioni gestibili attraverso input testuali. Questa introduzione potrebbe andare a rivoluzionare il concetto stesso di sistema operativo.

Il progetto di Sam Altman prevede di evolvere ChatGPT trasformando il chatbot in quello che viene definito come un “assistente personale super intelligente”, anche se la natura stessa di questa nuova tecnologia potrebbe preoccupare parte degli utenti (come vedremo in seguito).

D’altro canto, anche Meta e Google sembrano avere intenzione di muoversi in modo simile, proponendo alternative molto simili al futuro servizio di OpenAI. A livello pratico, come dovrebbe funzionare un sistema di questo tipo?

Un esempio chiaro in tal senso, potrebbe essere una richiesta all’assistente di analizzare un documento, trasformarlo in un foglio di calcolo e analizzare/interagire con i dati presenti in esso. Il tutto semplicemente con un comando testuale e con le successive operazioni svolte fisicamente dall’IA.

OpenAI non sta solo costruendo questo agente di controllo informatico, ma anche uno specifico per la navigazione online. In poche parole il browser Web sarà in grado di pianificare voli, raccogliere dati sulle aziende e altre attività complesse che vanno oltre alle attuali capacità di ChatGPT.

OpenAI un po’ troppo invadente?

Se finora il progetto di OpenAI sembra apprezzabile, va anche detto che esiste anche un’altra faccia della medaglia.

Un software in grado di effettuare questo tipo di interazioni deve basarsi sull’interoperabilità, dunque con un ampio accesso al dispositivo. Di fatto, OpenAI dovrà avere ampio accesso del proprio computer. In un periodo storico che vede l’attenzione dei consumatori su aspetti come privacy e sicurezza, questo tipo di concessione sembra alquanto difficile da metabolizzare.

Riguardo il progetto, però, la compagnia sembra alquanto fiduciosa.  Andrej Karpathy, membro fondatore di OpenAI, si è sbilanciato affermando come presto non si parlerà più di LLM come chatbot, e che considera questi sistemi come “Processi kernel di un sistema operativo emergente“.

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