La vicenda che vede Intel contrapposta alla Commissione Europea in un contenzioso antitrust durato oltre 16 anni rappresenta uno dei casi più emblematici nella storia della regolamentazione del mercato tecnologico. Con una recente decisione, i giudici del Tribunale dell’Unione Europea hanno ritenuto di confermare la sanzione comminata a suo tempo a Intel, riducendola però a 237 milioni di euro, una quota notevolmente ridotta rispetto alla somma di un miliardo di euro richiesta nel 2009.
Il caso sembra quindi avviarsi verso una conclusione, pur lasciando aperta la possibilità di un ulteriore ricorso alla Corte di Giustizia. È un epilogo che segna la fine di un’epoca: quella in cui Intel dominava incontrastata il mercato x86 e AMD faticava a emergere.
Il paradosso di un mercato avanzato ma poco competitivo
Tra il 2000 e il 2008, il mercato dei processori per PC era caratterizzato da un duopolio de facto, ma con un forte sbilanciamento: Intel deteneva quote superiori all’80%, influenzando pesantemente l’offerta di OEM e retailer. La Commissione Europea ha individuato in questo periodo una serie di condotte illecite, tra cui:
- Sconti condizionati legati all’esclusività o quasi-esclusività dell’utilizzo di CPU Intel.
- Pagamenti diretti destinati a ritardare o bloccare la commercializzazione di prodotti basati su CPU AMD.
- Interferenze nelle roadmap dei produttori, tese a raffreddare l’adozione di soluzioni alternative.
Per molti analisti, l’impatto di queste pratiche non fu solo economico, ma anche tecnologico. La diffusione più lenta dei processori AMD, avrebbe rallentato l’evoluzione del mercato, penalizzando consumatori e innovazione.
Una cronologia giudiziaria complessa
Riassumiamo la storia del caso antitrust che vede coinvolta Intel presso le Autorità europee:
2009 — La Commissione infligge a Intel una multa record da 1,06 miliardi di euro, sostenendo che gli sconti praticati dall’azienda per l’adozione dei suoi chip fossero intrinsecamente anticoncorrenziali.
2014 — Il Tribunale conferma integralmente la multa precedentemente comminata.
2017 — La Corte di Giustizia annulla in parte la sentenza, contestando la mancanza di un’analisi economica approfondita sugli effetti restrittivi delle pratiche commerciali utilizzate da Intel.
2022 — A sorpresa, il Tribunale annulla la sanzione nella sua totalità, giudicando insufficiente la valutazione originaria della Commissione.
2023-2024 — Nuova istruttoria: la Commissione ricalcola la multa concentrandosi sui pagamenti diretti agli OEM, riducendo la sanzione a 376 milioni di euro.
2025 — Il Tribunale conferma la decisione, ulteriormente ricalibrando la multa a 237 milioni di euro, ritenendola più proporzionata alla gravità e durata delle infrazioni.
Perché la multa è stata ridotta a 237 milioni nel 2025
Il Tribunale dell’Unione Europea, chiamato nuovamente a valutare il caso, ha riconosciuto la fondatezza della decisione della Commissione ma ha ritenuto che la multa ricalcolata fosse eccessiva rispetto all’effettiva durata, portata e gravità delle infrazioni dimostrabili.
La decisione si ispira al principio di proporzionalità, cardine del diritto europeo: le sanzioni devono essere abbastanza severe da scoraggiare violazioni future, ma non devono eccedere ciò che è necessario per perseguire tale obiettivo.
Il nodo principale riguarda il fatto che la Commissione, nel 2009, aveva imposto una maxi-multa ad Intel non solo per i pagamenti diretti ai produttori di PC affinché non usassero CPU AMD, ma anche per un’altra categoria di condotta ritenuta illegale: gli sconti condizionati.
Queste agevolazioni erano applicate da Intel ai grandi costruttori (Dell, HP, Lenovo, Acer) solo a condizione che acquistassero quasi esclusivamente processori Intel. Formalmente erano presentati come normali sconti commerciali, ma nella pratica erano strutturati in modo tale da rendere economicamente svantaggioso acquistare qualsiasi quota significativa di CPU AMD. La Commissione li aveva considerati automaticamente anticoncorrenziali, quindi parte fondamentale della condanna originaria.
Tuttavia, nel 2022 il Tribunale ha stabilito che gli sconti condizionati non possono essere considerati automaticamente illegali. La multa ridotta a 237 milioni deriva dal fatto che gli sconti condizionati non possono essere più presi in considerazione; inoltre, i pagamenti diretti effettuati da Intel ad alcuni produttori di PC come incentivo a usare i suoi prodotti rappresentano una porzione molto limitata rispetto alle contestazioni iniziali.
La multa del 2025 non è insomma un “ritocco” della sanzione del 2009: è una nuova multa basata su un fascicolo molto più piccolo dopo che i giudici hanno cancellato la parte principale dell’accusa.