Peter Thiel: regolamentare l'AI farà venire l'Anticristo

Peter Thiel organizza quattro lezioni su Anticristo, tecnologia e rischi esistenziali. Avverte che la regolamentazione dell'AI e la paura della catastrofe potrebbero favorire un controllo globale.

Nel cuore pulsante della Silicon Valley, tra startup e innovazione, si è aperto un nuovo capitolo nel dialogo tra tecnologia e spiritualità. Un ciclo di incontri esclusivi, organizzato da Peter Thiel, cofondatore di PayPal e Palantir e figura controversa dell’élite tecnologica mondiale, ha acceso i riflettori su un tema tanto antico quanto attuale: il ritorno dell’Anticristo nell’immaginario contemporaneo, in particolare nell’era dominata dalla intelligenza artificiale. Quattro lezioni private, svoltesi a San Francisco in collaborazione con l’Acts 17 Collective, hanno riunito professionisti del settore tech, leader religiosi e analisti politici, tutti affascinati – o inquietati – dall’intreccio tra progresso digitale e profezie apocalittiche.

Cosa ha detto Peter Thiel

Il dibattito si è acceso fin dalle prime parole di Thiel: “Se l’Anticristo dovesse salire al potere, lo farebbe parlando continuamente di Armageddon”. Un’affermazione che ha risuonato come un monito nella sala gremita, dove l’eco delle crisi globali si è intrecciata con le riflessioni sulla responsabilità morale degli innovatori. Al centro delle lezioni, la consapevolezza che la crescita esponenziale di intelligenza artificiale, armi autonome e biotecnologie stia aprendo scenari inediti, carichi di rischi esistenziali per l’umanità.

Secondo Thiel, la paura generata da queste nuove minacce potrebbe essere sfruttata per giustificare la nascita di un governo mondiale centralizzato, in grado di sacrificare le libertà individuali sull’altare della sicurezza collettiva. In questa visione, il pericolo non è solo tecnico, ma anche politico e filosofico: il controllo promesso come soluzione ai mali globali rischia di trasformarsi in un incubo distopico, dove la promessa di protezione diventa pretesto per la sorveglianza e la repressione. Questa forma di Governo globale non sarebbe altro che l’Anticristo.

Durante le lezioni, Thiel ha illustrato scenari concreti e inquietanti: dalla minaccia nucleare alle crisi climatiche, dalle armi biologiche progettate ai sistemi militari autonomi che potrebbero sfuggire al controllo umano. Ma è soprattutto la riflessione teologica a rendere unico questo percorso: Thiel ha infatti introdotto il concetto di “katechon”, una forza che trattiene il male e ritarda la fine dei tempi. In questa prospettiva, gli Stati Uniti potrebbero rappresentare un baluardo contro l’espansione di un’autorità totalitaria globale, oppure, in una visione speculare, diventare proprio il nucleo da cui tale potere potrebbe emergere.

Thiel parla per interesse personale?

Non sono mancate le voci critiche. Alcuni osservatori hanno sottolineato come la narrazione apocalittica proposta rischi di distrarre dal necessario esame delle relazioni – spesso opache – tra grandi aziende tecnologiche, governi e sistemi di sorveglianza. Settori, questi, in cui lo stesso Thiel ha interessi strategici di primo piano. C’è chi sostiene che il dibattito sui rischi esistenziali dell’intelligenza artificiale debba rimanere ancorato a criteri scientifici e politici, evitando derive escatologiche che potrebbero polarizzare ulteriormente la discussione pubblica.

Le posizioni di Peter Thiel riflettono anche le sue scelte politiche: il sostegno a Donald Trump e a J.D. Vance viene letto come parte di una strategia più ampia, volta a contrastare quella che Thiel stesso definisce “stagnazione tecnologica” e a promuovere una visione alternativa di progresso, capace di scuotere gli equilibri consolidati.

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