Quasi un terzo dei teenager usa ogni giorno chatbot AI

Il 64% degli adolescenti americani usa AI chatbot; ChatGPT è il più diffuso. Rischi e limitazioni su un tema sempre più scottante.
Quasi un terzo dei teenager usa ogni giorno chatbot AI

La rivoluzione digitale che sta investendo le nuove generazioni negli Stati Uniti assume contorni sempre più netti: secondo un recente sondaggio del Pew Research Center, condotto tra settembre e ottobre 2025, il 64% degli adolescenti ha già avuto almeno un’interazione con un chatbot AI, mentre ben il 28% ne fa un uso quotidiano.

Questi dati, raccolti su un campione rappresentativo di 1.458 ragazzi tra i 13 e i 17 anni, offrono uno spaccato di una società in rapida trasformazione, dove la tecnologia si intreccia in modo sempre più stretto con le dinamiche relazionali, formative e di intrattenimento dei più giovani.

Il dato che emerge con maggiore forza è la penetrazione di ChatGPT, che si attesta al 59% tra le preferenze degli adolescenti. La piattaforma di OpenAI si conferma così la scelta predominante tra gli assistenti conversazionali, seguita a distanza da Gemini (23%), Meta AI (20%), Microsoft Copilot (14%), Character AI (9%) e Claude (3%). L’analisi dei comportamenti digitali evidenzia come il 12% degli intervistati acceda ai servizi di intelligenza artificiale più volte al giorno, mentre un ulteriore 4% li utilizzi in modo quasi continuativo, segno di una familiarità crescente con questi strumenti.

Chatbot e non solo: il rapporto tra giovani, tecnologia e AI

Tuttavia, l’avanzata dei chatbot non si traduce in un abbandono dei social media tradizionali: il 97% dei giovani continua a utilizzare Internet ogni giorno, con YouTube in testa (90% di utilizzo quotidiano), seguito da TikTok (63%), Instagram (61%) e Snapchat (55%). Si delinea così un ecosistema digitale complesso, dove piattaforme diverse convivono e si influenzano reciprocamente, alimentando flussi di informazioni, contenuti e relazioni che attraversano ogni aspetto della vita degli adolescenti.

Le differenze demografiche arricchiscono ulteriormente il quadro: i ragazzi di età superiore ai 15 anni mostrano una preferenza più marcata per ChatGPT e Meta AI, mentre tra i giovani di origine nera e ispanica si registra una maggiore inclinazione verso Gemini e le soluzioni proposte da Meta. Un altro elemento significativo riguarda il livello di reddito familiare: l’utilizzo di ChatGPT è particolarmente diffuso tra coloro che appartengono a nuclei con un reddito annuo superiore ai 75.000 dollari, suggerendo come l’accesso alle nuove tecnologie sia ancora influenzato da fattori socioeconomici.

Nonostante il crescente entusiasmo per le potenzialità offerte dai chatbot AI, non mancano preoccupazioni da parte di genitori, educatori ed esperti. Le principali criticità segnalate riguardano il rischio di isolamento sociale, l’esposizione a materiali sessualmente espliciti, la manipolazione emotiva e l’impatto negativo sul benessere psicologico dei minori. Questi timori sono stati amplificati da recenti inchieste giornalistiche e ricerche accademiche, che hanno documentato episodi di uso improprio e le possibili conseguenze a lungo termine sulla salute mentale dei giovani.

A fronte di tali rischi, il dibattito pubblico si è acceso attorno alla proposta di legge bipartisan nota come GUARD Act. Il provvedimento, attualmente al vaglio del Congresso, mira a vietare la commercializzazione di companion bot destinati ai minori e prevede sanzioni penali per chi sviluppa sistemi che diffondono contenuti sessualmente espliciti tra i ragazzi. L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare la tutela dei minori in un contesto digitale in continua evoluzione, bilanciando l’innovazione tecnologica con la necessità di protezione.

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