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Negli ultimi tre anni, il panorama dell’editoria digitale è stato sconvolto da una crisi che ha visto il crollo del traffico ai siti di notizie, principalmente a causa dell’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale di Google.
Nicholas Thompson, CEO di The Atlantic, ha descritto questa trasformazione con una dichiarazione eloquente: “Dobbiamo evolvere il nostro modello di business assumendo che il traffico da Google si avvicinerà a zero“.
Le statistiche, d’altro canto, sono a dir poco allarmanti: testate come The Washington Post e HuffPost hanno visto una riduzione del 50% delle visite organiche provenienti dal noto motore di ricerca. Ancora più drammatico è il caso di Business Insider, che ha registrato un calo del 55%, costringendo l’azienda a ridurre il personale del 21% nel maggio 2025.
Al centro di questa rivoluzione vi è la funzione AI Summary, introdotta da Google negli Stati Uniti nel maggio 2024 e poi estesa globalmente. Questo strumento, annunciato con entusiasmo durante il Google I/O 2025, offre agli utenti sintesi immediate dei contenuti direttamente nei risultati di ricerca, riducendo così la necessità di visitare i siti originali.
Siti di notizie verso il baratro ma Google difende le sue scelte
Nonostante le critiche, Google difende questa innovazione, sostenendo che le cause del fenomeno siano molteplici e complesse. Secondo l’azienda, gli utenti che visitano i siti dopo aver consultato un riassunto AI tendono a trascorrere più tempo sulle pagine, e i link verso i media rimangono prioritari per le ricerche su temi di attualità. Tuttavia, questa spiegazione non convince gli addetti ai lavori, che vedono compromessa la loro capacità di generare entrate attraverso la pubblicità online.
In risposta, molte testate stanno adottando strategie alternative per ridurre la dipendenza da Google. The Atlantic e Dotdash Meredith, ad esempio, stanno investendo in eventi dal vivo, migliorando le loro app e tornando a investire sulle edizioni cartacee. Questi sforzi mirano a costruire un rapporto più diretto e personale con i lettori, riducendo l’impatto negativo del calo di visibilità online.
Questa crisi evidenzia un cambiamento epocale nel rapporto tra motori di ricerca e produttori di contenuti. L’adozione dell’AI da parte delle grandi piattaforme sta ridefinendo il modo in cui gli utenti accedono alle informazioni, mettendo in discussione i tradizionali modelli di business dei publisher. Gli editori sono ora costretti a ripensare le loro strategie, cercando nuove fonti di reddito in un contesto in cui la visibilità digitale non garantisce più il successo economico. Di certo, chi pagherà maggiormente questa situazione saranno i semplici giornalisti, con inevitabili tagli.