Spy.pet ha estratto 4 miliardi di messaggi da Discord per alimentare IA

L'operato di Spy.pet, in barba a GDPR e altri regolamenti, estrae dati da Discord senza il consenso degli utenti: ecco cosa sta succedendo.

Discord è un servizio utilizzato da milioni e milioni di utenti e che, potenzialmente, contiene una mole di dati impressionanti. Questi, nell’era dell’Intelligenza Artificiale, sono materiale prezioso.

Proprio per questo motivo, il servizio noto come Spy.pet si sta arricchendo grazie ai più di 4 miliardi di messaggi raccolti e catalogati. Secondo quanto riportato dal sito britannico The Register, il servizio ha accesso a più di 14.000 server di Discord frequentati da quasi 620 milioni di utenti.

La piattaforma, che ha avviato le sue attività a novembre 2023, lavora in un contesto che sfrutta una mancanza di adeguata legislazione rispetto all’estrazione e alla diffusione dei dati.

In ogni caso, difficilmente l’attività di estrazione può avvalersi del consenso da parte degli utenti. Secondo The Register, i dati estratti potrebbero essere sfruttati per alimentare piattaforme IA o, come è facile intuire, per scopi ai limiti della legalità.

L’operato di Spy.pet e la privacy degli utenti Discord: al momento la piattaforma resta attiva

A rendere ancora più inquietante l’operato di Spy.pet vi è il fatto che tra le informazioni figurano i nomi utente dei profili, ma anche dati riguardo altri servizi collegati a Discord come Steam e GitHub.

Stando a quanto riportato da The Register, Spy.pet andrebbe a violare diversi articoli (nello specifico 6, 8 e 17) del GDPR nel contesto UE oltre a diversi regolamenti vigenti sul territorio americano. Al momento, sembra siano in atto diverse indagini sul suo operato, con il servizio che resta comunque pienamente attivo.

Nello scorso mese di febbraio, la piattaforma è stata anche vittima di un attacco DDoS. A detta del comunicato di Spy.pet, questo ha causato solo un down del servizio di 50 minuti.

Tutto ciò avviene mentre i colossi tecnologici devono fare i conti con leggi sempre più restrittive riguardo il trattamento dati, con Meta e altri nomi di rilievo spesso in tribunale.

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