Android presto al vaglio dell'antitrust europea?

Secondo alcune indiscrezioni, trapelate nelle scorse ore, l'antitrust europea avrebbe aperto un nuovo filone d'indagine nei confronti di Google.
Android presto al vaglio dell'antitrust europea?

Secondo alcune indiscrezioni, trapelate nelle scorse ore, l’antitrust europea avrebbe aperto un nuovo filone d’indagine nei confronti di Google. Nel mirino, questa volta, vi sarebbe il sistema operativo Android che, secondo l’accusa, Google avrebbe consegnato ai vari produttori di smartphone e tablet a prezzi inferiori a quelli di costo. La società, stando a quanto riportato dal Financial Times, avrebbe così mirato ad incentivare l’immediata diffusione di device basati su Android facendo parimenti pressione sulle aziende produttrici per ritardare od annullare il lancio di dispositivi mobili basati su piattaforme diffenti o comunque sull’impiego di servizi concorrenti a quelli offerti dalla casa di Mountain View.

L’apertura del nuovo fascicolo a carico di Google, in sede europea, sembra essere diretta conseguenza della denuncia presentata poco più di due mesi fa da Fairsearch, una “coalizione” tra più società concorrenti – Microsoft, Nokia, Oracle, Expedia e TripAdvisor sono tra i nomi principali – che già aveva mosso numerose critiche a proposito del comportamento tenuto da Google nel segmento dei motori di ricerca (Google e Android: accuse di monopolio in sede europea).

Il gruppo Fairsearch ha anche chiesto di verificare che Google non abbia influenzato i produttori di dispositivi mobili nell’intento di obbligarli alla preinstallazione di alcune applicazioni dell’azienda di Page e Brin direttamente nella schermata principale dello smartphone o del tablet Android.
È pur vero che Google distribuisce a costo zero il sistema Android ma – si lamentano le aziende dell’alleanza Fairsearch – la società avrebbe utilizzato il sistema operativo come una sorta di “cavallo di Troia” per ottenere il “piazzamento”, in bell’evidenza, di applicazioni come YouTube che fruttano moltissimo in termini di introiti pubblicitari.

Google ha per il momento inviato una concisa risposta al Financial Times: “Android è una piattaforma aperta che stimola la concorrenza. Produttori di dispositivi mobili, operatori telefonici e consumatori possono decidere, in qualunque momento, di provare Android, scegliere come usarlo e quali applicazioni installare“.
Il colosso di Mountain View si sente in una botte di ferro, certo che le pratiche commerciali sinora adottate non abbiano in alcun modo violato le norme sulla concorrenza.
Con una quota di mercato che si aggira complessivamente al 70%, tuttavia, non è improbabile che Android possa essere sempre più spesso oggetto di controlli da parte dell’antitrust.

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