I principali browser non permettono più di disattivare gli URL traccianti

Alcuni ricercatori hanno richiamato l'attenzione sulla tendenza, da parte dei principali browser, ad abbracciare senza riserve la tecnica dell'Hyperlink auditing. Un'eccezione resta al momento Mozilla Firefox.

Si chiama Hyperlink auditing uno standard HTML poco conosciuto (vedere questa pagina) che consente ai gestori di siti web di creare e pubblicare speciali collegamenti ipertestuali “traccianti”.

Inserendo l’attributo ping all’interno di una normale tag anchor, è possibile fare in modo che il browser web effettui due differenti richieste: la prima, verso l’URL indicato nell’attributo ping, consente di trasferire l’indirizzo della pagina web di provenienza, i dati relativi al browser e alla configurazione del sistema (user agent) oltre a ulteriori informazioni accessorie.
La seconda richiesta viene invece indirizzata alla pagina web di destinazione che viene aperta nella scheda corrente o in una nuova scheda.

Un gruppo di ricercatori ha scoperto che fino “a ieri” i principali browser web consentivano la disattivazione dell’attributo ping mentre, d’ora in avanti, ciò non sarà più permesso.
Ad aver cambiato rotta sono prodotti come Edge, Chrome, Opera e Safari mentre Firefox continuerà a non supportare l’attributo ping per impostazione predefinita. Digitando about:config, si verificherà che il parametro browser.send_pings è infatti posto su false.

Firefox, tra l’altro, consente di specificare anche l’eventuale numero di attributi ping utilizzabili per singolo link e se approvare solo le richieste dirette verso lo stesso dominio indicato come destinazione.

Va detto che anche Chrome, allo stato attuale, permette di disattivare il supporto per la tecnica Hyperlink auditing: basta digitare chrome://flags/#disable-hyperlink-auditing nella barra degli indirizzi quindi porre su Disabled la voce corrispondente e riavviare il browser.
A partire da Chrome 74, però, tale impostazione non sarà più resa disponibile.

Va comunque detto che la tecnica dell’Hyperlink auditing non è poi così pericolosa dal punto di vista della privacy come è stato riportato da alcuni. Di fatto è una “minuzia” rispetto agli strumenti che oggi è possibile usare. Esistono decine di strumenti che i gestori di siti web possono impiegare per tracciare i clic sui singoli link e vale la pena ricordare che ogni siti che si visita è in grado di registrare lato server tutte le informazioni sulla sessione dell’utente oltre che sulla provenienza dei clic: gli header HTTP/HTTPS contengono infatti tutte le informazioni utili.

Posizionando nel sorgente della pagina HTML riferimenti a servizi di analytics forniti da terze parti, sviluppatori e marketer possono raccogliere immediatamente informazioni sulle attività degli utenti, sulle loro preferenze e sulla provenienza svolgendo anche operazioni di geolocalizzazione.
L’importante è che webmaster e amministratori dei siti web verifichino con attenzione i trattamenti di dati effettuati anche da parte di terzi (anche e soprattutto in ottica GDPR) indicandoli nell’apposita informativa e attenendosi al principio di minimizzazione.

La navigazione in incognito offre solamente una protezione parziale (vedere Navigazione in incognito, quando utilizzarla?) e non protegge affatto dall’eventuale utilizzo di tecniche di fingerprinting: Le misure anti fingerprinting nei browser sono inutili: utenti comunque riconosciuti.
Per celare temporaneamente le informazioni relative alla macchina che si sta usando, alla propria provenienza, all’account utilizzato e molto altro ancora, si può ricorrere alla rete Tor: Tor Browser, cos’è e come funziona la nuova versione del programma.

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