Cosa cambia da Windows a Linux?

Il ritiro di Windows 10 segna un punto di svolta: sempre più utenti e aziende guardano a Linux come alternativa reale. Il passaggio non riguarda solo l’interfaccia ma un cambio di paradigma nella gestione del sistema, nella sicurezza, nella compatibilità e nella filosofia d’uso.

Con l’imminente ritiro del supporto ufficiale per Windows 10, non sono pochi gli utenti privati, i professionisti e le aziende che stanno valutando un eventuale passaggio a Linux. Dovremmo chiamarlo GNU/Linux ma è lo stesso Linus Torvalds a dichiarare che preferisce riferirsi al sistema operativo nella sua interezza semplicemente come “Linux”. Cosa cambia da Windows a Linux? In breve, tutto. Passare da Windows a Linux non è solo una questione di interfaccia o di abitudini: rappresenta un cambio radicale di paradigma nella gestione del sistema operativo, nella sicurezza, nelle prestazioni e nella compatibilità software.

Il 2025 è probabilmente destinato a diventare l’anno di Linux desktop: la crescita in Europa è senza precedenti. Lato server e sul cloud Linux non ha rivali: si calcola che quasi l’80% dei server Web visibili su Internet è alimentato dal pinguino; nel cloud computing realtà come AWS ospitano l’83,5% delle istanze EC2 su Linux; Microsoft Azure conta il 62% di macchine virtuali basate su Linux; su Google Cloud il dato sale al 92% circa per le VM costruite su Linux (dati Statista).

In ambito desktop sono molteplici i motivi per cui Linux non è (ancora) mai decollato con le quote di mercato complessive che in Europa si attestano intorno al 6% (agosto 2025). Per confronto, le varie versioni di Windows si pongono al 72% (fonte: GlobalStats StatCounter, luglio 2025).

Perché la quota di mercato di Linux desktop è marginale, seppur in forte crescita

Nonostante la sua fama di stabilità, sicurezza e flessibilità, Linux Desktop detiene ancora solo circa il 6% del mercato europeo (nonostante una crescita vertiginosa nelle quote di mercato da un anno a questa parte).

La quota relativamente bassa è il risultato di diversi fattori interconnessi. In primo luogo, l’abitudine e la familiarità degli utenti con Windows e macOS rendono il passaggio percepito come complesso, soprattutto in contesti aziendali in cui l’addestramento e il supporto tecnico richiedono tempo e risorse.

In secondo luogo, la compatibilità software commerciale resta un ostacolo: molte applicazioni professionali diffuse, dai pacchetti Office proprietari ai software di progettazione CAD, non hanno versioni native per Linux, costringendo a soluzioni alternative come Wine, virtualizzazione o adozione di soluzioni open source.

Infine, il marketing e l’adozione hardware giocano un ruolo significativo: produttori e vendor continuano a preinstallare Windows sui dispositivi, consolidando un ecosistema già radicato da tempo.

Certo, le cose stanno cambiando con un interesse sempre maggiore dei produttori per la piattaforma Linux, anche sotto la spinta delle soluzioni basate sull’AI. Basti pensare che il gaming su Linux, una volta considerato utopico, è adesso una realtà davvero promettente (talvolta in grado di garantire prestazioni migliori rispetto a Windows).

Differenze tra utenti privati e aziende nel passaggio a Linux

Per un utente privato, passare a Linux può risultare relativamente semplice: molte distribuzioni moderne come Ubuntu, Linux Mint o Fedora offrono interfacce intuitive, strumenti di installazione guidata e ampio supporto della comunità. L’utente può sperimentare, installare software open source alternativo e configurare il sistema secondo le proprie esigenze senza vincoli legali o di compatibilità professionale.

Il mantra dei sostenitori dell’open source e del software libero che consigliano il passaggio a Linux come migliore risposta alla fine del supporto di Windows 10 (si pensi all’iniziativa partita dal basso EndOf10) ha quindi senso per i privati.

Per un professionista o un’azienda, invece, la transizione può essere più complessa. Gli ambienti di lavoro dipendono spesso da software proprietario specifico, come suite ERP, strumenti di progettazione CAD, applicazioni di gestione documentale o software contabile, che non hanno versioni native per Linux. Inoltre, il supporto IT interno e le policy aziendali richiedono standardizzazione, sicurezza e compatibilità con periferiche e reti esistenti.

Il passaggio a Linux può quindi comportare costi aggiuntivi di formazione, migrazione dei dati, testing e gestione del parco software, rendendolo una scelta meno immediata e più rischiosa rispetto a un uso personale. Da qualche parte si deve pur cominciare, ma tutte le realtà aziendali non si sentono pronte per “il grande salto”.

Le aziende che gestiscono infrastrutture centralizzate basate su Active Directory (AD) incontrano difficoltà significative nel passaggio a Linux. Active Directory fornisce autenticazione centralizzata, gestione dei permessi, policy di sicurezza e integrazione con applicazioni aziendali su Windows. Linux, pur offrendo strumenti per l’integrazione con AD, come Samba, LDAP, Kerberos e strumenti di single sign-on, richiede configurazioni avanzate e una profonda conoscenza tecnica. In pratica, l’integrazione completa non è immediata.

Filosofia e modello operativo

Da un lato, Windows è un sistema operativo proprietario sviluppato da Microsoft, con un modello chiuso e controllato. L’azienda di Redmond sta via via aprendo singoli software e componenti (una delle notizie più recenti è la conferma di Microsoft che la fondamentale libreria WinUI diventerà open source).

In Windows l’utente riceve aggiornamenti, patch e funzionalità tipicamente attraverso Windows Update: con Windows 10 e Windows 11, l’installazione degli aggiornamenti è diventata automatica e di fatto “imposta”, almeno per gli utenti consumer che non applicano alcuna policy personalizzata. Professionisti e aziende hanno invece maggiore libertà di decidere (ad esempio attraverso regole GPO, Group Policy Object, strumenti come Microsoft Intune o software altri software) come gestire la distribuzione e l’applicazione delle patch.

Al contrario, l’approccio che accomuna tutte le principali distribuzioni Linux (Ubuntu, Fedora, Debian, Arch Linux, ecc.) è la libertà di controllo: l’utente può modificare, compilare e personalizzare il sistema fino al livello del kernel. Questo comporta maggiore trasparenza e flessibilità, ma richiede competenze più avanzate per un utilizzo professionale ottimale.

Windows offre un’interfaccia unificata e standardizzata, con barra delle applicazioni, Start Menu, finestre e menu contestuali ben definiti in ogni versione. Certo, ci sono strumenti di terze parti per personalizzare l’interfaccia, anche in profondità. Ma sono comunque forzature, anche se spesso fanno leva sulle API del sistema operativo Microsoft. Pensiamo a Classic Shell e ai suoi successori o all’ottimo WindHawk.

Di converso, Linux mette a disposizione molteplici desktop environment (GNOME, KDE Plasma, XFCE, Cinnamon), personalizzabili a fondo e non standardizzati come Windows. Ci sono anche distribuzioni che, piacciano o meno, ricalcano l’interfaccia di Windows.

Gestione degli aggiornamenti di sistema e delle applicazioni

Nel caso di Windows le patch mensili sono di norma concentrate nel secondo martedì del mese (Patch Tuesday) e il riavvio della macchina è generalmente obbligatorio. Microsoft sta cercando di “aggiustare il tiro” con il nuovo meccanismo di hotpatching che applica gli aggiornamenti in memoria ed evita il riavvio di Windows fino a 3 mesi. Al momento, però, non è per tutti: anzi, è limitato al solo Windows 11 Enterprise.

Su Linux gli aggiornamenti distribuiti tramite package manager, a seconda di quello disponibile sulla distro di riferimento (per esempio APT, DNF, Pacman, con la possibilità di applicare eventuali personalizzazioni) e applicabili senza riavvio in molti casi (kernel escluso).

Gli aggiornamenti di sistema per Linux arrivano insieme con quelli per i programmi installati e sono gestiti sempre tramite package manager. Ispirandosi evidentemente proprio alle distro Linux, anche Microsoft ha aggiunto a Windows 10 e Windows 11 il suo gestore di pacchetti: Winget. Aggiorna le applicazioni di terze parti, i programmi Microsoft, quelli provenienti dal Microsoft Store ma non installa aggiornamenti di sistema. La possibilità di installare programmi da riga di comando con Winget in Windows è comunque un aspetto davvero molto interessante.

Per inciso, ci sono soluzioni di terze parti ancora più evolute come Scoop che addirittura isola i programmi installati rispetto al resto del sistema Windows.

Architettura e gestione del sistema

Windows utilizza un kernel monolitico ibrido, integrando funzioni di kernel e user mode per garantire compatibilità e performance. I driver sono rilasciati principalmente dai produttori hardware e certificati da Microsoft.

Linux utilizza un kernel monolitico modulare, che permette di caricare moduli (driver) al volo, senza necessità di riavvio. Molti driver sono open source e integrati direttamente nel kernel, ma alcuni dispositivi richiedono driver proprietari.

In termini di file system, Windows supporta NTFS, exFAT, FAT32 mentre Linux offre, ad esempio, supporto per ext4, Btrfs, XFS, ZFS. Linux in grado di lavorare anche con partizioni NTFS ed exFAT, mentre non è vero il contrario. Di default, Windows non gestisce nativamente ext4 o Btrfs e questo ha implicazioni su interoperabilità e migrazione dati.

Con il tempo sono nati driver di terze parti per Windows che permettono di leggere ext4 e le altre partizioni Linux. Diskinternal Linux Reader è una delle soluzioni più conosciute che però, con l’integrazione di WSL (Windows Subsystem for Linux) in Windows 10 e Windows 11 (ne parliamo più avanti) può diventare superfluo.

Linux offre strumenti avanzati di controllo dei processi (systemd, cgroups, nice, renice, top, htop), permettendo una gestione granulare delle risorse. Windows offre Task Manager e PowerShell per la gestione, ma con meno granularità rispetto a Linux.

Sicurezza e permessi

Windows utilizza un sistema di Access Control List (ACL) basato su NTFS, che assegna permessi dettagliati a file, cartelle e risorse di sistema. Ogni oggetto può avere permessi granulari per utenti e gruppi, ma la gestione può diventare complessa in grandi ambienti aziendali. Inoltre, il meccanismo User Account Control (UAC) serve a limitare i privilegi dell’utente standard, richiedendo conferme per tutte le operazioni critiche.

Linux, invece, segue il modello UNIX tradizionale dei permessi su tre livelli: owner, group, others, con tre tipi di accesso per ciascuno: read, write, execute. Questo modello, seppur più semplice, è estensibile con strumenti avanzati come ACL POSIX, SELinux o AppArmor, che permettono controlli di sicurezza molto più dettagliati, vincolando anche l’accesso ai processi e la comunicazione tra applicazioni.

Su Linux, l’utente standard non ha privilegi di root: le operazioni critiche richiedono l’uso del comando sudo, che consente di tracciare e limitare ogni azione con privilegi elevati.

Windows ha migliorato la gestione dei privilegi con UAC e Microsoft Defender, ma storicamente gli utenti lavorano spesso come amministratori, ampliando gli effetti di un’eventuale infezione e aprendo le porte a modifiche non autorizzate dei file di sistema. Ne parliamo nell’approfondimento dedicato alle 6 cose che Linux fa meglio di Windows.

Differenze in termini di architetture supportate

Tra le architetture supportate da Windows figurano x86 (32 bit, ormai quasi abbandonata, almeno fino a Windows 10); x86-64 (64 bit, Windows 11 non è disponibile in versioni a 32 bit), ARM e ARM64 (soprattutto Windows 10/11 su tablet, Surface e alcuni PC ARM). In un altro articolo parliamo del significato di 8, 16, 32, 64 bit e in un altro approfondimento delle differenze tra x86-64 e ARM64. Windows non supporta nativamente PowerPC, MIPS o RISC-V.

Linux abbraccia architetture x86 (32 e 64 bit), ARM, ARM64, RISC-V (in rapida espansione), PowerPC, MIPS, SPARC, s390x (mainframe IBM). Il sistema è portabile praticamente su qualsiasi architettura che abbia un toolchain compatibile con GCC/Clang, rendendolo ideale per server, embedded, HPC e sistemi IoT.

In soldoni, Linux è estremamente flessibile, con supporto a quasi tutte le architetture esistenti, dai mainframe ai microcontroller.

Compatibilità dei programmi tra Windows e Linux

La compatibilità dei programmi tra Windows e Linux non è mai immediata: binari, librerie, chiamate di sistema (syscalls) e driver divergono profondamente tra i due ambienti. Per eseguire programmi dell’uno sull’altro occorre quindi un livello di adattamento, che può assumere varie forme, con vantaggi e limiti.

Portare i programmi Windows su Linux

Sul versante Windows-su-Linux, la soluzione più nota è Wine, che non emula un intero sistema operativo ma reimplementa le API di Windows traducendo le chiamate in equivalenti Linux. In questo modo un eseguibile Windows può girare senza una copia completa del sistema originale.

Wine supporta sia applicazioni a 32 che a 64 bit, ma non tutte le API sono state riprodotte: ciò significa che software complesso potrebbe non funzionare correttamente. La versione ottimizzata per il gaming, Proton, ha comunque portato a un salto qualitativo notevole grazie al lavoro congiunto di Valve e CodeWeavers. Ne parliamo nell’articolo dedicato al gaming su Linux.

Dove serve compatibilità totale, invece, si ricorre alla virtualizzazione: con QEMU e KVM, se le architetture di host e guest coincidono (x86-64 su x86-64), le prestazioni sono quasi native; se invece differiscono, come nel caso di Windows ARM su un PC Linux x86, si entra nel campo dell’emulazione, inevitabilmente più lenta.

Sempre sul versante della virtualizzazione, citiamo anche WinApps che esegue Microsoft Office e tutti i programmi Windows su Linux facendoli apparire come se fossero (quasi) nativi.

Portare i programmi Linux su Windows

Il percorso inverso, ovvero far girare Linux su Windows, è altrettanto possibile. Microsoft propone, addirittura, una soluzione direttamente supportata e integrata in Windows 10 e Windows 11: si chiama Windows Subsystem for Linux (WSL) e che è sempre più importante saper usare. WSL 2 integra un vero kernel Linux all’interno di una macchina virtuale leggera.

Con quest’ultima soluzione la compatibilità si è avvicinata molto all’ambiente nativo, al punto da permettere l’uso di Docker o di interi ambienti di sviluppo. Restano tuttavia alcune limitazioni, in particolare nell’accesso diretto a periferiche come GPU, USB o interfacce seriali, anche se Microsoft ha introdotto un’integrazione grafica (WSLg) che consente di avviare applicazioni Linux con interfaccia grafica in modo trasparente (i programmi Linux si integrano con l’interfaccia di Windows 10 e Windows 11).

Un aspetto interessante riguarda l’interoperabilità quotidiana: dalle macchine Linux WSL è possibile accedere ai file di Windows montati sotto /mnt/c, mentre da Windows si possono esplorare i file Linux tramite la condivisione \\wsl$. È anche possibile lanciare comandi Linux da PowerShell o eseguibili Windows direttamente dalla shell Linux, creando un ambiente ibrido particolarmente utile agli sviluppatori.

Per approfondire, suggeriamo anche la lettura del nostro articolo dedicato a come eseguire programmi Linux, Windows, macOS e Android sullo stesso sistema.

Prestazioni e scalabilità

Linux è noto per la maggiore efficienza su hardware datato e per la scalabilità su server, cluster e supercomputer. L’assenza di processi inutili in background e la possibilità di personalizzare il kernel rendono Linux ideale per carichi di lavoro specifici.

Windows punta su compatibilità hardware e facilità d’uso, con ottimizzazioni per gaming e applicazioni consumer. Tuttavia, il sistema richiede più risorse e tende a degradare più rapidamente su hardware vecchio.

Windows gode di supporto immediato e driver ufficiali per la maggior parte delle periferiche. Linux ha un supporto crescente, spesso tramite driver open source, ma alcune periferiche specializzate richiedono workaround o driver proprietari. In ogni caso, come spieghiamo nell’articolo sui 5 falsi miti di Linux, il supporto hardware lato pinguino è ormai super-maturo.

Attenzione alle distribuzioni che non rispettano la filosofia alla base di Linux e i principi del software libero

Certo, non è tutto rose e fiori nemmeno su Linux: anche in un ecosistema nato per garantire libertà e trasparenza si stanno moltiplicando distribuzioni che, dietro un’interfaccia accattivante, integrano telemetria, componenti proprietari e modelli di gestione chiusi, rendendo indispensabile una scelta consapevole basata su sicurezza, privacy e rispetto delle libertà digitali.

Nell’articolo su come scegliere le distribuzioni più sicure e rispettose della privacy analizziamo in dettaglio le criticità che possono emergere nella scelta di una distribuzione Linux, con particolare attenzione ai temi della sicurezza, della gestione dei dati personali, della presenza di software non libero e delle licenze d’uso.

Non si tratta di demonizzare alcun progetto, ma di fornire al lettore una guida pratica per distinguere le distro realmente rispettose delle libertà digitali da quelle che, invece, possono introdurre rischi o limitazioni. L’obiettivo è aiutare l’utente – sia esso un principiante o un professionista – a compiere scelte consapevoli, evitando compromessi nascosti e privilegiando trasparenza, controllo e affidabilità del proprio sistema operativo.

Conclusioni

Il passaggio da Windows a Linux non è mai stato così attuale e concreto. Con la fine del supporto a Windows 10 e la crescente maturità delle distribuzioni Linux, il pinguino si propone come un’alternativa reale, solida e performante sia per l’utente privato sia, con le dovute cautele, per il mondo aziendale.

Certo, il percorso non è privo di ostacoli: compatibilità software, resistenze culturali e complessità di integrazione restano fattori determinanti. Tuttavia, la flessibilità, la trasparenza, la sicurezza e la capacità di adattarsi a qualunque architettura rendono Linux una piattaforma destinata a crescere ancora.

Non si tratta semplicemente di cambiare sistema operativo, ma di abbracciare un modello diverso, fondato sulla libertà di scelta e sulla possibilità di plasmare la tecnologia in funzione delle proprie esigenze.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti