Il Regno Unito prova a bloccare le VPN, per via della verifica dell'età

Dall’estate 2025, l’Online Safety Act nel Regno Unito impone rigidi controlli d’età sui contenuti online considerati “nocivi”. Gli utenti, soprattutto i minori, reagiscono usando VPN per aggirare le restrizioni, sollevando questioni di privacy, sicurezza e regolamentazione digitale.

Con l’entrata in vigore, nell’estate 2025, delle restrizioni imposte dall’Online Safety Act (OSA) nel Regno Unito, volte a impedire ai minori l’accesso a contenuti online considerati “nocivi”, la risposta degli utenti non si è fatta attendere. I sistemi di controllo dell’età introdotti Oltremanica prevedono verifiche rigorose, tra cui scanner facciali e autenticazioni tramite carta di credito, strumenti pensati per assicurare che solo gli adulti possano accedere a determinati contenuti.

Nei primi giorni, alcuni utenti hanno tentato stratagemmi creativi per aggirare questi controlli, come sfruttare la modalità fotografica del videogioco Death Stranding: scattando immagini degli avatar virtuali al posto del proprio volto reale, erano in grado di ingannare i sistemi biometrici. Tuttavia, la soluzione più semplice ed efficace, rapidamente adottata in massa, è stata invece l’uso delle VPN (Virtual Private Network), che permettono di mascherare la posizione geografica e bypassare completamente i controlli d’età del Regno Unito, senza dover ricorrere a trucchi visivi o dati biometrici.

Corsa all’uso delle VPN nel Regno Unito

Pochi giorni dopo l’entrata in vigore della legge, cinque delle dieci app gratuite più scaricate su iOS erano VPN. Come avvenuto in Francia nel caso di ProtonVPN, Windscribe VPN ha riportato un’impennata di nuovi utenti, NordVPN un aumento del 1.000% negli acquisti, mentre ProtonVPN ha registrato un incremento di registrazioni del 1.800% nel Regno Unito nello stesso periodo.

Rachel de Souza, Commissaria per i Diritti dei Minori nel Regno Unito, ha definito l’accesso alle VPN come “un vero e proprio varco che deve essere chiuso”, proponendo di sottoporre questi strumenti allo stesso tipo di “age assurance” previsto per i siti soggetti all’OSA.

La questione è sbarcata anche in Parlamento e alcuni emendamenti alle normative vigenti propongono l’inclusione dei servizi VPN tra i servizi sottoposti a controlli d’età rigorosi.

La sfida tecnica di regolamentare le VPN

La regolamentazione delle VPN presenta molteplici complessità intrinseche. Bloccarne l’uso a livello di provider Internet risulterebbe praticamente inefficace e rischierebbe di penalizzare chi utilizza le VPN per scopi legittimi: sicurezza delle connessioni aziendali, tutela delle fonti giornalistiche, comunicazioni private per comunità vulnerabili, protezione della privacy quotidiana e miglioramento delle prestazioni nel gaming.

La proposta di vietare completamente le VPN o di bloccare l’accesso a siti OSA tramite VPN incontra ostacoli tecnici significativi. Non esiste un metodo affidabile per distinguere se un utente che utilizza una VPN sia residente nel Regno Unito o si trovi all’estero.

Di conseguenza, i siti Web dovrebbero scegliere tra due alternative poco praticabili: limitare l’accesso a tutti gli utenti britannici o bloccare tutti gli utenti che si connettono tramite VPN, entrambe soluzioni problematiche sia dal punto di vista economico che da quello operativo.

Etica, sicurezza e privacy

Una limitazione forzata delle VPN potrebbe avere effetti indesiderati: gli utenti più giovani potrebbero rivolgersi a servizi gratuiti di dubbia affidabilità, aumentando il rischio di esposizione dei propri dati personali. Inoltre, potrebbero tornare in auge pratiche più rischiose, come il file sharing diretto tramite dispositivi fisici.

La protezione dei minori, dunque, entra in tensione con la salvaguardia della privacy e della sicurezza digitale.

Come abbiamo visto nell’articolo sui Paesi che stanno proponendo il blocco delle VPN per legge, proteggere i giovani non significa controllare ogni singolo clic o criminalizzare strumenti che garantiscono sicurezza e privacy. Significa investire in alfabetizzazione digitale, educare all’uso consapevole della rete, fornire ai genitori strumenti tecnici efficaci, rafforzare programmi di supporto psicologico e familiare, monitorare attentamente abusi, adescamenti e disinformazione.

Ciò che non aiuta è schedare gli utenti, censurare contenuti o punire strumenti come le VPN, che proteggono milioni di persone ogni giorno. Spesso, come dimostrano alcune proposte legislative, le VPN sono associate automaticamente a crimine informatico, pirateria o accesso a contenuti proibiti. Ma qualsiasi tecnologia può essere usata in modo improprio: il punto non è lo strumento, ma l’uso che se ne fa.

Confondere strumenti e comportamenti illegali genera una narrativa tossica: “le VPN servono a nascondere qualcosa”. La realtà è esattamente opposta: le VPN proteggono gran parte di ciò che oggi è digitale, dalla privacy individuale alla sicurezza delle comunicazioni, rappresentando un pilastro della libertà e della protezione online.

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